giovedì 22 marzo 2018

A misura d'uomo, ode all'umanità di Fabbrico (Roberto Camurri, NN Editore, 2018)







Sopra Fabbrico il cielo è plumbeo.
Nella piccola città emiliana nascono e si fanno uomini Davide e Valerio, amici di lunga data.
A entrare nelle loro vite è Anela, un'affascinante ragazza che presto si innamora di Davide, Valerio decide di punto in bianco di andarsene.
Da qui si evince che Anela è un perno della vicenda, che prenderà forma nel corso delle centosessanta pagine che compongono il romanzo d'esordio di Roberto Camurri; che cita, dopo la dedica alla figlia Valeria, una canzone dei Counting Crows e di Bruce Springsteen.


La città di Fabbrico, circondata da un paesaggio prettamente bucolico, è teatro di rivalse, di cadute, di chiacchierate al bar, di memoria storica, di fughe e di innamoramenti
Raccontati con una prosa scarna come un terreno prosciugato. 

Quasi per mano vengono accompagnati i tre protagonisti, nelle cui giornate subentreranno personaggi quali Elena, Mario, Maddalena, Luigi, Giuseppe e l'anziana Bice.
Camurri distribuisce vite quasi (se non veramente) biografiche, grazie a questa operazione il lettore è spettatore di un cerchio di personaggi, che essi provino a espiare colpe o meno, che pian piano si allarga.

Idealmente ha la struttura di un romanzo, ma non si tratta di una storia lunga, perché di fatto contiene dei veri e propri racconti; ogni racconto-capitolo può essere letto a se sebbene sia collegato con la storia.
Una storia che ne contiene più di una, di un'umanità disarmante perché ci mette dinanzi a personaggi che resistono, altri invece che vacillano e levano gli ormeggi per poi navigare a vista verso acque torbide come degli impavidi marinai; incuranti delle manifestazioni che può assumere la tempesta della quotidianità.
Altri tentano di ricostruire una propria fortuna tentando di allacciarsi in termini emozionali e sentimentali agli altri personaggi.

VOTO:





LUPIN III: bel colpo!

(in alto a destra la griglia di valutazione)

La voce di Camurri si intromette nelle vite di Davide, Valerio, Anela e altri ancora, quasi come a volerne seguirne silenziosamente le loro routine, tenendosi di dosso poi tutte quelle che sono le loro inquietudini, paure, gioie e incertezze che questi riservano alle sorprese che solo eventi più grandi di loro possono assicurare.

La piccola Fabbrico ne esce con un ritratto essenziale e unico, colma di acqua, vento, buio, neve, ghiaccio, sassi e polvere, gli stessi composti dei personaggi – forti, indifesi, sicuri e insicuri - che vivono e fanno vivere la città. Non manca poi un capitolo interamente dedicato a una pagina imprescindibile della nostra storia più recente; impegno politico e vero attaccamento alla terra, genuino perché scevro di slogan populisti nocivi.
Un romanzo a più voci che si farà strada nella giungla di esordienti in questo duemiladiciotto, uscendone con tutta probabilità come tra i più meritevoli, ricordando di tanto in tanto le voci di Davide, Valerio e di Anel, che hanno osato gridare al cielo di Fabbrico rabbia e gioia.






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